Poteva Colombo aver preso un abbaglio tale da scambiare il peperoncino per il pepe indicandolo con il nome di "pimienta" anzichè mantenere la denominazione Xilli utilizzato dagli indigeni ?
Bhe, ieri sera dal palco di "Peperoncino in festa" è stata lanciata un'ipotesi che potrebbe, e il "potrebbe" è d'obbligo, come è stato più volte sottolineato da Claudia Papalini Dott.ssa Centro sperimentale A.r.s.i.a.l. di Tarquinia e da Enrico Barcella dall'Agronomo e autore TV , relatori dell'idea, spiegare la svista.
Per presentare l'idea è stata mostrata al pubblico una pianta di Pequin, gentilmente concessa dalla collezione Di Meo Remo, una delle specie più vicine all'antenato selvatico di tutti i peperoncini, i cui frutti sono piccolissimi, piccanti e tali da poter sembrare, anche se molto alla lontana, grani di pepe.
Sottolineato dagli oratori che questa specie era presente all'epoca dell'esplorazioni di Colombo come del resto dimostrerebbe la lettura di un passo dei racconti di viaggio di Michele da Cuneo che nel 1495 fu presente alla seconda spedizione nel nuovo mondo che dice: «In quelle isole vi sono anche arbusti simili a quelli delle rose ....., colmi di piccoli grani pungenti come il pepe; gli indigeni ne mangiano come noi mangiamo le mele». Tutto questo, sommato al fatto che uno dei motivi che spinsero Colombo a partire fu proprio la ricerca di una nuova via per importate le spezie e il pepe in particolare, la pecca di denominazione la si può certamente giustificare.
Un'ipotesi fantasiosa ma che rende giustizia all'ingegno e alla saggezza di Cristoforo Colombo, che certamente non ha ricevuto grandi vantaggi economici dall'importazione del peperoncino a causa del fatto che pur ottimo per le sue virtu' gastronomiche e salutistiche, a differenza del pepe, ha il "difetto" di essere facilmente coltivabile ovunque. A Colombo quindi il merito, non di aver trovato una nuova via del pepe ma aver dato all'umanità una nuova via per la spezia più buona, più piccante e più a buon mercato al mondo!
20/09/2014
Per Informazioni
Enrico Barcella barcella@panservice.it
Trionfo del peperoncino all'inaugurazione di "Ipse Dixit", la delegazione romana dell’Accademia Nazionale del Peperoncino di Diamante, la novantaduesima in Italia. Nelle parole del Presidente dell'Accademia, prof Franco Monaco il compiacimento per la serata ma anche la constatazione che attorno alla cultura, inizialmente tutta calabrese, del peperoncino, si è creata un'attenzione globale. Ipse Dixit, ne è la riprova, alla serata d'apertura organizzata dal dott. Antonio Bartalotta, presidente della nuova delegazione erano presenti più di 160 persone molte delle quali di origine calabrese, ma anche tantissime attirate semplicemente dal curiosità di saperne di piu' sul Peperoncino. E, di questo si è parlato raccontando le sue virtù salutistiche e gastronomiche. Il dr. Antonio Ferro, medico chirurgo, specialista in odontoiatria, ha citato le proprietà della “capsaicina” nella cura della così detta “sindrome della bocca infuocata”. Di peperoncino e cultura invece hanno parlato la dott.ssa Ersilia Amatruda, Dirigente alla Presidenza della Regione Calabria e il prof. Salvemini, direttore responsabile del periodico “L’Attualità”. Particolarmente gradito è stato l'omaggio a tutti i presenti di una pianta di peperoncino offerto dall'Azienda Di Meo Remo di Nettuno con utili indicazioni sulla loro coltivazione. La coltivazione sul terrazzo o sul balcone, un modo nuovo percepire il sapore del peperoncino derivato dalla possibilità di coglierlo fresco dalla pianta accudita con le nostre mani. Una possibilità tutt'altro che remota in quanto si possono acquistare delle pianticelle e porle in vasconi con riserva d'acqua tipo Hobby Orto, oppure nei vasi normali che si trovano ovunque aggiungendo qualche buon consiglio tratto dal sito www.dimeoremo.it nella pagina Di Meo's chily pepper plants. Tra i suggerimenti più importanti che si potranno trovare nel sito c'è la scelta del vaso, che deve essere grande. Meglio esagerare che limitarne la dimensione, perché un contenitore capiente metterà al riparo la pianta dalle eventuali disattenzioni nell'annaffiatura. Il terriccio deve essere sciolto, permeabile e possibilmente posto su uno strato drenante di argilla espansa messo sul fondo del vaso. Nel caso fosse troppo compatto non si deve esitare a miscelarlo con argilla espansa o con sabbia affinché dreni bene l'acqua dell' l'annaffiatura. Il peperoncino soffre moltissimo il ristagni idrici. La piantagione della pianticella deve essere fatta tenendo il "colletto" (la base del fusto), ben sollevato rispetto al livello del terreno per evitare l'insorgere di malattie fungine (mal del piede). Fondamentale è infine la disposizione della pianta in un luogo riparato dal vento ma esposto al sole diretto per almeno per 6 ore al giorno. Indispensabile è annaffiare tutti i giorni ricordando che la possibilità di "morir sete" vale per gli uomini ma anche per le piante!
Per informazioni:
Dr. Agronomo Enrico Barcella, 348 2288799 barcella@panservice.it
Di Meo’s chili peppers plants www.dimeoremo.it